Nel condurre una misura elettrica è quasi sempre necessario
approntare un circuito di misura, alimentare e regolare l'intensità
della tensione applicata al circuito o, la qual cosa è
equivalente, regolare la corrente nel circuito. Noi ci limiteremo,
per il momento, ad approfondire il caso di circuiti in corrente
continua per la cui regolazione si impiegano dei resistori
regolabili (a due morsetti) o dei resistori potenziometrici
(a tre morsetti):
I resistori potenziometrici, alimentati da una tensione costante
V [V] tra i morsetti A e B, consentono
di derivare una tensione variabile tra 0 e V [V]
tra i morsetti C e B. La tensione derivata è
0 quando il cursore si trova all'estrema destra, è
V [V] quando il cursore si trova all'estrema sinistra.
Alimentazione dei circuiti di misura in corrente continua
La più importante qualità richiesta alle sorgenti
di energia è la stabilità nel tempo della tensione
fornita. Si usano solitamente le seguenti sorgenti:
a) Batterie di accumulatori al piombo. La tensione ai morsetti
di un accumulatore al piombo durante la scarica si abbassa rapidamente
da 2,2 [V] a 2 [V] per elemento e poi, molto più
lentamente, decresce fino a 1,9 [V]. In seguito la diminuzione
si accentua e alla tensione di 1,8 [V] si può ritenere
l'accumulatore scarico. Lavorando nella zona compresa tra 2
e 1,9 [V] si ottiene quindi una discreta stabilità
della tensione soprattutto se si fa erogare alla batteria una
corrente notevolmente inferiore al suo valore nominale. Collegando
in serie parecchi elementi si formano batterie aventi tensioni
fino a 200 ÷ 300 [V] con capacità di alcune
decine di [Ah]. Collegando in parallelo pochi elementi aventi
ciascuno capacità di alcune centinaia di [Ah] si formano
batterie capaci di erogare, su circuiti di piccola resistenza,
valori di corrente di 1000 ÷ 2000 [A].
b) Gruppi generatori. Sono costituiti da un motore in
corrente alternata che trascina una dinamo (oppure
da un motore in corrente continua, alimentato da batterie di accumulatori,
accoppiato sempre ad una dinamo). Hanno il vantaggio di permettere
una variazione continua della tensione, mentre le batterie di
accumulatori necessitano di reostati in derivazione che determinano
notevoli dispendi d'energia. Inoltre, dotando il gruppo di un
sensibile regolatore di velocità, è possibile rendere
estremamente stabile la tensione sia nel tempo che al variare
della corrente erogata. Hanno lo svantaggio di fornire una
tensione modulata (cioè costituita da una componente
continua e da una, seppur piccola, alternata sovrapposte) e per
le misure di elevata precisione questo fatto può essere
causa di disturbi.
c) Alimentatori elettronici. Questi apparecchi tendono
a sostituire le sorgenti sopra citate.
Ricevono energia dalla rete in corrente alternata e la presentano
ai morsetti d'uscita trasformata in corrente continua con elevata
stabilità. La figura mostra lo schema a blocchi di un alimentatore.
Vediamo che la tensione di rete è applicata ad un circuito
raddrizzatore e successivamente ad un circuito filtro particolarmente
efficace da cui esce trasformata in tensione continua avente una
componente alternata trascurabile. Tale tensione è poi
sottoposta all'azione di un circuito regolatore automatico che
è comandato, attraverso un amplificatore, da un segnale
di tensione differenza tra la tensione d'uscita e una tensione
costante di riferimento. La tensione d'uscita passa infine per
un circuito di regolazione manuale mediante il quale si può
ottenere il valore desiderato ai capi del circuito di misura.
Si costruiscono alimentatori che forniscono tensioni continue
fino a 30 [kV] ed altri che erogano correnti fino a 1000
[A]. Le variazioni della tensione d'uscita sono contenute a ±
0,001% del valore prefissato anche per variazioni della tensione
alternata d'alimentazione di ± 10% del valore nominale.
Regolazione in corrente continua con resistori in serie
Lo schema riportato sopra mostra la regolazione con resistore
in serie. Con V0 [V] si è indicata la
f.e.m. costante del generatore (assunto ideale e quindi privo
di resistenza interna) che alimenta il circuito, con R
[W] la resistenza propria del circuito
di misura, con RS [W]
la resistenza del resistore ed rS [W]
la porzione di resistore inserita. Per un prefissato valore di
R, il valore minimo della corrente nel circuito vale
[A] ottenibile con rS = RS, il valore
massimo vale [A] ottenibile con rS
= 0. Queste relazioni permettono di scegliere opportunamente
il valore del reostato o della tensione di alimentazione una volta
fissato il campo di regolazione desiderato per la corrente.
Vediamo di determinare come varia la corrente nel circuito al variare della porzione di reostato inserita, supponendo costanti RS ed R. Applicando la legge di Ohm si ha , dividendo entrambi i membri per si ha:
Infine dividendo numeratore e denominatore per RS e ponendo si ha:
Il diagramma sopra riportato mostra la funzione I/Imax = f(a)
per diversi valori di RS/R. Si osserva che
tale variazione è quasi lineare (con lineare si
intende rettilinea in modo tale che le variazioni di corrente
siano proporzionali alle variazioni di reostato inserito) solo
nel caso di RS/R molto piccolo e, purtroppo,
con tale condizione il campo di variazione per la corrente è
molto piccolo. Se si desidera un campo di variazione ampio bisogna
aumentare RS/R ma così facendo si ha
una variazione assolutamente non lineare e quindi sgradita. In
nessun modo si riesce a raggiungere il valore zero per la corrente
nel circuito. In definitiva questo tipo di regolazione è
accettabile purché non sia necessario raggiungere il valore
zero di corrente ed il campo di variazione sia limitato.
Regolazione in corrente continua con resistori in derivazione
Lo schema riportato sopra mostra la regolazione con resistore
in derivazione. Con V0 [V] si è indicata
la f.e.m. costante del generatore (assunto ideale e quindi privo
di resistenza interna) che alimenta il circuito, con R
[W] la resistenza propria del circuito
di misura, con RD [W]
la resistenza del resistore ed rD [W]
la porzione di resistore inserita. Per un prefissato valore di
R, il valore minimo della corrente I nel circuito
di misura vale 0 [A] ottenibile con rD =
0, il valore massimo vale [A] ottenibile
con rD = RD (questa relazione permette
di scegliere opportunamente il valore della tensione di alimentazione
una volta fissato il campo di regolazione desiderato per la corrente).
Vediamo di determinare come varia la corrente I nel circuito di misura al variare della porzione di reostato inserita, supponendo costanti RD ed R. Analizzando il circuito si ottiene:
dividendo entrambi i membri per si ha:
Infine dividendo numeratore e denominatore per RD e ponendo , dopo opportune semplificazioni si ha:
Il diagramma sopra riportato mostra la funzione I/Imax = f(a)
per diversi valori di RD/R. Si osserva che
l'andamento approssima tanto più quello lineare quanto
più è piccolo RD/R , questo significa
dover tenere valori piccoli per RD il che comporta
come conseguenza la presenza di valori molto elevati di corrente
I0 ed ID sul reostato anche
per correnti I molto piccole nel circuito di misura. Ovviamente
questo fatto è indesiderato in quanto la portata dei reostati
di precisione è limitata e, inoltre, si ha una significativa
dissipazione per effetto Joule anche in assenza di corrente nel
circuito.
Alimentazione dei circuiti di misura in corrente alternata
Deve essere garantita la stabilità sia del valore efficace
che della frequenza della tensione, inoltre la forma d'onda deve
essere perfettamente sinusoidale. Si usano solitamente le seguenti
sorgenti:
a) Rete di distribuzione ENEL. E' il sistema più
diffuso anche perché la frequenza è garantita al
valore 50 ± 0,05 [Hz]. Il valore efficace può
variare in modo più ampio, tuttavia l'impiego di adeguati
stabilizzatori riconduce le variazioni a valori accettabili (la
presenza degli stabilizzatori può però deformare
la forma dell'onda).
b) Gruppi generatori. Sono costituiti da un motore in corrente
continua, alimentato da batterie, che trascina un alternatore
il quale produce l'energia in corrente alternata necessaria. Questa
scelta permette di avere una alimentazione completamente autonoma,
esente dai disturbi eventualmente presenti nella rete di distribuzione.
Inoltre permette di variare a piacere la frequenza ed il valore
efficace della tensione senza determinare deformazioni nella forma
dell'onda.
c) Stazioni di alimentazione elettroniche. Sono dispositivi
elettronici completamente statici che permettono di generare tensioni
alternate con frequenze comprese tra 5 e 100000
[Hz]. Le tensioni ottenibili arrivano a 1000 [V], le correnti
a 20 [A]. La stabilità della frequenza e del valore
efficace della tensione arriva a ± 0,01%. La deformazione
della forma dell'onda è ancor più piccola di quella
propria della rete ENEL.
Regolazione in corrente alternata
Nel caso di alimentazione dalla rete è necessario rendere variabile, meglio se con continuità, il valore fisso di tensione che la rete fornisce al circuito di misura. Questo compito viene generalmente assolto mediante i regolatori a induzione e i variatori a contatto strisciante (VARIAC). I primi sono impiegati quasi esclusivamente in circuiti di potenza elevata (dell'ordine delle decine di chilovoltampere) e consistono di un motore asincrono trifase alimentato dal rotore il quale non è libero di girare ma può essere fatto ruotare solo manualmente o mediante un dispositivo automatico, la tensione regolata si preleva dallo statore. I secondi sono preferiti per i circuiti di potenza inferiore e consistono di autotrasformatori a rapporto di trasformazione variabile.
Misure elettriche
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